Come fare la respirazione bocca a bocca

Le nozioni di primo soccorso rappresentano un bagaglio di conoscenze base per affrontare molteplici situazioni di emergenza in cui ciascuno potrebbe trovarsi nel corso della propria vita.

Alcune operazioni semplici come la respirazione bocca a bocca o il massaggio cardiaco potrebbero fare infatti la differenza nel determinare la sopravvivenza o meno di una vittima di un infortunio o un incidente. In alcune situazioni i soccorsi potrebbero tardare o essere difficoltosi, come ad esempio a bordo di un mezzo di trasporto. Per questo ormai da alcuni anni è obbligatorio avere, ad esempio a bordo dei treni, degli addetti al primo soccorso che abbiano frequentato un corso di pronto soccorso ferroviario.

La respirazione bocca a bocca o artificiale è una delle pratiche fondamentali del corso di primo soccorso. Cerchiamo di capire quando è necessario metterla in pratica, come si esegue e in quali casi si debba praticare anche il massaggio cardiaco oppure la respirazione bocca-naso.

La respirazione artificiale si pratica quando un soggetto è vittima di un arresto respiratorio, situazione in cui è importante agire tempestivamente: nel caso in cui l’arresto respiratorio si protragga oltre i 5 minuti, vi sarebbe il rischio di danni al cervello e ad altri organi vitali. Questo tipo di manovra serve a far entrare l’ossigeno nei polmoni della vittima ripristinando quindi l’ossigenazione del suo corpo. 

Chi esegue la respirazione bocca a bocca ha una possibilità, seppur minima, di contrarre infezioni respiratorie, quindi questa manovra va svolta con alcune precauzioni, valutando se utilizzare un filtro, ovvero l’apposita mascherina cpr, uno strumento non invasivo dotato di una valvola anti reflusso che impedisce che i fluidi della vittima entrino in contatto con chi presta soccorso. La mascherina, rigorosamente monouso, può essere efficacemente utilizzata su adulti e bambini anche di età inferiore ai due anni.

La vittima deve essere messa in posizione supina e il soccorritore deve inizialmente assicurarsi che non abbia corpi estranei all’interno della bocca: per questo la mandibola viene spinta in avanti inclinando il mento della vittima verso l’alto, in modo che sia iperesteso. Poi il soccorritore deve avvicinare il proprio orecchio alla distanza di circa 3 o 5 cm dalla bocca e dal naso della persona, ascoltare eventuali sibili di respirazione e poggiare con molta delicatezza una mano sul torace della vittima per vedere se ci sono o meno movimenti del diaframma.

A questo punto, in caso negativo, il soccorritore deve chiudere il naso della vittima utilizzando il pollice e l’indice ed espirare a fondo nella bocca della vittima, poi ripetere lo stesso movimento fino all’arrivo dei soccorsi oppure fino al momento in cui la persona riprenda a respirare in maniera autonoma. Per controllare che la manovra sia corretta, bisogna controllare che il torace della vittima si muova, perché ciò indica il movimento di aria nei polmoni. Anche se l’aria immessa dal soccorritore contiene una percentuale di anidride carbonica, la parte di ossigeno è sufficiente a ossigenare la persona che si trova in arresto respiratorio.

Poiché la situazione dell’arresto respiratorio può portare anche all’arresto cardiaco, è opportuno, in attesa dei soccorsi medici, effettuare anche il massaggio cardiaco, che consiste in cento compressioni del torace al minuto, una manovra piuttosto faticosa che può aumentare le possibilità di sopravvivenza della vittima.

Di norma, ai corsi di pronto soccorso consigliano di effettuare solo il massaggio cardiaco qualora non si sappia praticare la respirazione artificiale oppure le condizioni della vittima impediscano in qualche modo di effettuarla. Quando la bocca è estremamente danneggiata oppure non è possibile aprire la bocca della vittima, si può soccorrere la persona utilizzando la respirazione bocca-naso.

Non bisogna mai dimenticare, quando si praticano queste manovre salvavita, che il primo soccorso è un’operazione di assestamento momentaneo in attesa che arrivi il personale medico competente.