Come diventare soccorritore certificato

Quando ci si trova in una situazione di emergenza, la presenza o meno di un soccorritore può essere determinante nel salvare una vita. Il soccorritore volontario non è un supereroe, ma una persona che ha deciso di impiegare il proprio tempo libero in un’attività importante, impegnativa ma gratificante. Come forma di volontariato, è aperta a tutte le persone tra i 18 e i 70 anni che vogliano essere d’aiuto alla comunità.

Per diventare soccorritore bisogna frequentare un corso di 120 ore, alle quali si aggiungono 60 ore di servizio in affiancamento in ambulanza. Solo superando la valutazione di fine corso si diventa a tutti gli effetti soccorritori. Per gli studenti di medicina e infermieristica spesso questo è un modo per avvicinarsi gradualmente alla professione, ma in realtà nessun lavoro preclude l’attività di volontariato in questo ambito, che richiede un minimo di tre turni al mese in orario notturno (dalle 22 alle 6) sia nei giorni feriali che festivi. Naturalmente in caso di necessità è possibile cambiare turno o sospendere il servizio temporaneamente.

La presenza di un soccorritore certificato in una situazione d’emergenza può davvero segnare il confine tra la vita e la morte. Uno dei casi di intervento più frequenti è l’arresto cardiorespiaratorio. In base alla legge 120 del 3 aprile 2001, l’uso del defibrillatore semiautomatico in sede extra-ospedaliera è consentito “anche al personale sanitario non medico e al personale non sanitario che abbia ricevuto una formazione sulle procedure di rianimazione cardio-polmonare”. Questa legge è intervenuta per garantire e aumentare l’efficacia della “catena della sopravvivenza”, che consiste nell’immediato riconoscimento dell’arresto cardiaco e nell’attivazione del sistema di emergenza (chiamata ai soccorsi, rianimazione precoce e defibrillazione rapida).

La certificazione BLSD (Basic Life Support and Defibrillation) consente l’iscrizione come Soccorritore Esecutore nel registro del 118 e autorizza ad utilizzare il defibrillatore semiautomatico esterno (DAE). Nel corso si approfondiscono le tecniche di soccorso, l’uso del DAE e degli altri presidi presenti sull’ambulanza e l’applicazione dei protocolli operativisecondo le linee guida del servizio sanitario AREU (azienda regionale emergenza-urgenza).

Questa attività formativa viene erogata dalle varie AREU o dai centri di formazione riconosciuti e accreditati come la Croce Rossa, la Croce Bianca o la Federazione Volontari del Soccorso.

Un discorso a parte va fatto per i corsi organizzati all’interno delle aziende per gli addetti al primo soccorso nominati dal datore di lavoro o dai dirigenti: questi corsi – della durata di poche ore – sono obbligatori perché rientrano nella gestione delle emergenze aziendali come previsto dal D.Lgs. 81/08. Il titolare dell’azienda deve stabilire quante persone dello staff debbano essere in possesso di questa certificazione in base al tipo di attività svolta nell’azienda, alle dimensioni e alle persone presenti in ogni ambiente di lavoro.

In alcuni ambienti lavorativi di tipo particolare, ad esempio in ambito ferroviario, sono richiesti specifici requisiti: infatti al D.Lgs 81/08, un decreto ministeriale nel 2011 ha definito le modalità di applicazione in ambito di primo soccorso ferroviario, stabilendo che i dipendenti devono frequentare un corso specifico e che le infrastrutture e il personale siano dotati di appositi sistemi di telefonia fissa o di apparati radio per poter attivare nel minor tempo possibile la richiesta di pronto soccorso.

Tale decreto si sofferma poi sulla formazione: il corso di primo soccorso ferroviario deve avere durata non inferiore alle 6 ore deve essere “svolto da personale medico nonché, per le parti del programma relative alle procedure, da personale esperto dell’ambito ferroviario”, mentre per il personale di macchina e viaggiante il corso di formazione deve avere durata non inferiore a 8 ore.