Cosa fare in caso di attacco d’asma

Tosse, respiro “sibilante”, senso di costrizione al petto sono tutti sintomi che possono far pensare all’asma, ma per avere una diagnosi sono necessarie molte informazioni sulla frequenza dei sintomi e sulla storia familiare del paziente, perché l’asma purtroppo è un problema ereditario ed è più probabile soffrirne se si ha un genitore asmatico. Anche alcune allergie, come quella ai pollini, agli acari della polvere o al pelo di animale, possono aumentare il rischio di manifestare l’asma. Può comparire a qualsiasi età, ma in genere i primi sintomi appaiono prima dei 10 anni.

L’asma è una malattia respiratoria cronica che comporta l’infiammazione e il restringimento delle vie aeree, ma se trattata con i farmaci giusti è possibile liberarsi dai sintomi anche per lunghi periodi.

Cerchiamo di capire ora cosa può scatenare una crisi d’asma. A volte la causa è l’esposizione ai pollini, altre volte può essere la conseguenza di un’infezione delle vie respiratorie: per questo ogni paziente deve imparare a riconoscere la propria asma e a capire quali sono per lui i fattori di rischio da evitare. Purtroppo non si può prevedere l’intensità di una crisi e per questo motivo è importante seguire sempre le terapie prescritte, limitando così la probabilità che si verifichi.

Come arriva un attacco d’asma? Generalmente si sente un peso sul torace, tosse e il respiro diventa difficoltoso, come se si cercasse di respirare attraverso una cannuccia. Le vie respiratorie a quel punto sono infiammate e tendono a restringersi (broncocostrizione), problema che ogni asmatico impara a gestire con l’uso di un inalatore contenente il broncodilatatore.

Riconoscere quando sta per arrivare un attacco d’asma è fondamentale per chi ne soffre – o per chi gli è accanto – per intervenire tempestivamente. Come insegnano ai corsi pronto soccorso pediatrico, anche i piccoli pazienti spesso manifestano gli stessi sintomi degli adulti; fischio, respiro affannoso, dolore al petto, tosse, spesso peggiore durante il sonno. Riconoscere la gravità di una crisi è possibile attraverso l’utilizzo di un piccolo strumento, da tenere in casa, che permette la misura del picco di flusso di aria espiratorio (PEF): il paziente deve semplicemente soffiare con decisione nel boccaglio dello strumento e registrare il punteggio ottenuto, riconoscendo in questo modo la crisi asmatica grave, che richiede il ricovero in ospedale.

Se il soggetto ha sintomi lievi, sarà sufficiente usare il solito farmaco contro l’asma, che dovrebbe agire in pochissimo tempo. Se invece le difficoltà sono maggiori, bisogna chiamare l’ambulanza prima di procedere al trattamento: far sedere chi ha l’attacco d’asma in modo che i polmoni riescano ad espandersi. 

Dopodiché possiamo aiutare la persona ad assumere la posizione del “treppiede”, che può essere seduta o in piedi. Nel treppiede a sedere bisogna inarcare leggermente la schiena, lasciar andare le mani sulle cosce per togliere il peso delle spalle dal petto. Nel treppiede in piedi bisogna portare il peso su entrambi i piedi e mettere le mani sulle cosce, poco sopra le ginocchia. Inspirare per 4 secondi ed espirare per 6 secondi comprimendo le labbra e respirando dal naso. Questo processo calma la respirazione e permette alle vie respiratorie di espandersi.

In questa prima fase bastano due spruzzi del tipico inalatore istantaneo che ogni asmatico dovrebbe sempre avere con sé. Se la situazione non migliora dopo una decina di minuti, riprovare con altri due o tre spruzzi dell’inalatore e continuare con la respirazione fino all’arrivo dei soccorsi.

La prevenzione è importante per chi soffre d’asma: tenere pulita la casa e ventilare regolarmente le stanze riduce senz’altro i rischi negli ambienti chiusi. È meglio inoltre evitare la presenza di tappeti o tessili d’arredamento, ricettacolo di polvere e pollini, possibilmente evitare il contatto con animali col pelo e non permettere a nessuno di fumare in casa.