Come si esegue la rianimazione cardiopolmonare

La rianimazione cardiopolmonare (RCP) o massaggio cardiaco, insieme all’uso del defibrillatore, aumenta le probabilità di sopravvivenza della vittima di un arresto cardiaco. 

Un arresto cardiaco è diverso da un attacco di cuore/infarto del miocardio, perché il cuore smette di pompare il sangue a tutto il corpo. In questo caso la vittima non risponde e non respira normalmente. Essere capaci di praticare la RCP può essere di fondamentale importanza quando ci si trova in una situazione di emergenza. È una delle manovre che vengono insegnate ai corsi di pronto soccorso, in particolare in quelli più approfonditi, di 12 ore.

Se il testimone di un arresto cardiaco è una persona inesperta che non ha ricevuto una formazione adeguata oppure è incerta su come eseguire la RCP, la rianimazione con solo compressioni toraciche potrebbe comunque migliorare le percentuali di sopravvivenza.

Se, invece, il testimone di un arresto cardiaco è una persona addestrata e sicura nell’eseguire le manovre, queste devono essere erogate secondo le linee guida internazionali con un rapporto di compressioni e ventilazioni di 30 a 2. Vediamo cosa significa.

Prima di iniziare il massaggio cardiaco il soccorritore deve assicurarsi di non essere in pericolo. Se la persona da rianimare è vittima di un incidente stradale o se c’è un incendio nelle vicinanze, la prima azione da fare è quella di mettersi al sicuro. I modi sono tanti: aprire una finestra, scollegare la corrente, fermare le automobili o posizionare il triangolo di emergenza. Se non si può eliminare il pericolo, bisogna trascinare lontano la vittima, mettendo una coperta o un giubbotto sotto la sua schiena.

Sono due le caratteristiche che deve avere la vittima per essere sottoposta a rianimazione cardiopolmonare: deve aver perso coscienza ed essere senza respiro, ovvero bisogna assicurarsi che non vi sia flusso d’aria né dal naso né dalla bocca e che il torace non si muova. A questo punto non c’è tempo da perdere: con l’arresto cardiocircolatorio le possibilità di sopravvivenza si riducono del 10 per cento ogni minuto che passa. Per prima cosa bisogna chiamare i soccorsi o chiedere a qualcuno di fare la chiamata, poi cominciare subito con il massaggio cardiaco, reperendo se possibile un defibrillatore semiautomatico nelle vicinanze (si trovano nei luoghi pubblici nelle apposite teche, segnalati da un simbolo bianco e verde e dalla scritta “DAE”). Infatti il massaggio cardiaco serve a ripristinare il movimento ritmico del cuore e a far arrivare il sangue al cervello, prevenendo l’insorgenza di danni, mentre il defibrillatore eroga la scarica elettrica per far ripartire il cuore.

Le linee guida della rianimazione cardiopolmonare prevedono una sequenza di 30 compressioni toraciche (massaggio cardiaco vero e proprio) alternate a due ventilazioni (respirazione bocca a bocca).

Per eseguire le compressioni toraciche il soccorritore deve intrecciare le dita delle mani al centro del torace e con le braccia tese applicare una pressione verso il basso di 5 o 6 centimetri, seguita ogni volta da un completo rilascio del torace. Dopo le 30 compressioni, che devono essere eseguite a un ritmo di 100-120 al minuto, bisogna effettuare le due ventilazioni chiudendo il naso alla persona e soffiando nella sua bocca per circa un secondo. Ogni volta bisogna controllare se il torace si solleva. È opportuno continuare finché la persona non si rianima o fino all’arrivo dei soccorsi medici e del defibrillatore.

C’è da aggiungere che nel 2010 l’associazione dei cardiologi americani ha apportato dei cambiamenti radicali nella procedura di rianimazione cardiopolmonare per le vittime di arresto cardiaco, dopo che alcuni studi hanno dimostrato che la RCP con la sola compressione (senza respirazione bocca a bocca) è efficace quanto il metodo tradizionale.