Negli ultimi anni si è parlato molto del concetto legale di omissione di soccorso, in occasione di episodi di cronaca in cui l’auto cosiddetta “pirata”, dopo aver provocato incidenti con gravi conseguenze, non solo non prestava soccorso ma si dava alla fuga. Oggi questo tipo di sinistro viene quasi sempre risolto in tempi brevi grazie alla presenza di telecamere e all’alto livello della tecnologia impiegata nei rilievi. 

A chi non si ferma a prestare soccorso viene imputata una colpa che può diventare anche più grave dell’incidente stesso. L’articolo 593 del codice penale prevede infatti che possa essere accusato di omissione di soccorso chiunque non si fermi di fronte a un ferito o a una macchina danneggiata in uno scontro.

In Italia si sono investiti moltissimi soldi per aggiornare i dipendenti delle aziende con corsi di primo soccorso e infatti bisogna riconoscere che nel nostro Paese vi sono moltissime persone in grado di rianimare un paziente in caso di emergenza. In realtà il codice penale non prevede in alcun modo che chi si ferma debba intervenire in modo attivo: l’obbligo è solo quello di fermarsi, comprendere la gravità della situazione ed effettuare la chiamata d’emergenza al 112. Sarà poi l’operatore a decidere se allertare le ambulanze, i vigili del fuoco o le forze dell’ordine.

Se prestare soccorso è un dovere civico oltre che morale, anche intervenire richiede molta prudenza, perché non sono rari i casi in cui anche i soccorritori siano coinvolti nell’eventuale incidente. 

Un grave rischio penale in caso di mancata comunicazione con le Forze dell’Ordine

Poiché l’omissione di soccorso è un reato penale, se ci sono persone ferite o in pericolo di vita si rischia un’aggravante molto seria, l’accusa di lesioni o addirittura di omicidio, che comporta più del doppio della pena. Il nuovo Codice della Strada, a differenza del vecchio, non parla solo di investimento del pedone, ma anche di incidenti nei quali si è attori o testimoni. Omettere il soccorso, anche quando si è soltanto testimoni, può comportare una condanna di un anno (più 2500 euro) se la persona ferita resta in vita o di due se questa muore a causa del mancato soccorso.

Il dovere civico del soccorso si applica anche in altri contesti, come il luogo di lavoro, dove il titolare, a norma del D.Lgs. 81/08, deve occuparsi di designare un addetto al primo soccorso aziendale, qualificato attraverso appositi corsi, il cui intervento dovrà mettere in atto misure preventive per non aggravare la situazione dell’infortunato in attesa dei soccorsi medici.

Il codice penale impone di prestare soccorso non solo in caso di incidente o di ferimento, ma anche quando la persona coinvolta non sia in grado, per qualunque motivo, di provvedere a se stessa; qualora si tratti di un minore di dieci anni smarrito o abbandonato; o quando si ritrovi un corpo inanimato o che sembri tale.

La legge invece non prevede sanzioni nel caso in cui si sia impossibilitati a prestare soccorso: non saper nuotare e quindi non gettarsi in acqua per salvare qualcuno che ha bisogno non può essere imputato come una colpa. Chi non ha competenze specifiche di primo soccorso ma tenta comunque di prestare assistenza non rischia invece nulla dal punto di vista penale. Se un soccorritore occasionale, che non ha mai frequentato un corso di primo soccorso o un corso di BLSD (Basic Life Support Defibrillation), si trovasse a dover utilizzare un defibrillatore per salvare una persona in pericolo di vita, sarebbe in ogni caso tutelato dalla legge.