Come funziona un defibrillatore semiautomatico

In Italia le malattie cardiovascolari rappresentano la causa di oltre il 41% dei decessi mentre le morti cardiache improvvise, in cui il decesso avviene entro un’ora dall’insorgenza dei sintomi, colpiscono ogni anno tra le 45mila e le 60mila persone. Le probabilità di sopravvivenza delle vittime dipendono direttamente dalla tempestività dell’intervento, poiché un inizio precoce delle manovre di rianimazione è una condizione necessaria per salvare la vita di una persona. È essenziale che le prime manovre di soccorso siano eseguite il prima possibile anche da parte di personale non sanitario (laico) perché rappresentano uno dei principali elementi che favoriscono la sopravvivenza di una persona colpita da arresto cardiaco.

Per gestire nella corretta modalità l’arresto cardiaco, bisogna seguire un insieme di procedure chiamato “catena della sopravvivenza”, che consiste innanzitutto nel riconoscimento immediato dell’arresto cardiaco e nell’attivazione della chiamata di emergenza, poi nell’inizio della rianimazione polmonare precoce, seguito dalla defibrillazione precoce e infine dall’inizio del soccorso avanzato e del trattamento post-rianimatorio.

Attualmente nei luoghi pubblici come stazioni ferroviarie, aeroporti, centri commerciali, centri sportivi, piste da sci oppure presso aziende o fabbriche si trovano i DAE, defibrillatori semiautomatici esterni contenuti in teche o custodie segnalate dall’apposito segnale verde e bianco. Tra le zone d’ombra del passato c’era indubbiamente la tematica connessa ai corsi di primo soccorso ferroviario e che grazie alle disposizioni di legge del D.M. 19 del 2011 oggi sono regolamentati in maniera particolare, vista la peculiarità delle difficoltà di soccorso all’interno di un treno.

Per procedere alla defibrillazione precoce occorre dunque avere a disposizione il DAE, un piccolo apparecchio che contiene all’interno due piastre adesive che rilevano le alterazioni dell’attività elettrica del cuore ed erogano una scarica elettrica quando necessario, fornendo contemporaneamente indicazioni vocali a chi lo sta utilizzando sulle procedure corrette da attuare.

Come funziona il DAE? Dopo aver acceso il dispositivo, bisogna collegare i cavi delle piastre al defibrillatore, poi attaccare le piastre adesive al torace del paziente, quindi consentire l’analisi del ritmo. Quando l’apparecchio riconosce una defibrillazione ventricolare, che è un’aritmia maligna del cuore, eroga una scarica elettrica (tramite il pulsante “shock”) che resetta il muscolo cardiaco interrompendone l’aritmia.

I defibrillatori semiautomatici sono semplici da usare in quanto è l’apparecchio a guidare passo passo l’utilizzatore e a suggerire le modalità di intervento, ma per utilizzarli è necessario aver frequentato un breve corso all’interno del quale vengono insegnate anche le tecniche di rianimazione di base (massaggio cardiaco). Al termine del corso, che ha una durata di poche ore, viene rilasciato un certificato di BLSD laico (Basic Life Support and Defibrillation).

In qualsiasi caso, quando si sospetta un arresto cardiaco, la prima cosa da fare è chiamare il 118 per attivare immediatamente i soccorsi. Saranno poi gli operatori della centrale a guidare il soccorritore nell’effettuazione del massaggio cardiaco in attesa dei soccorsi. Il massaggio cardiaco da solo non permette al ritmo del cuore di essere riconvertito, ma consente comunque di mantenere un’irrorazione sia del cuore che del cervello. La fibrillazione, che è un’alterazione elettrica, ha bisogno di un intervento di tipo elettrico per essere riconvertita. L’utilizzo del DAE è solo un primo passo, occorre poi proseguire con le manovre di rianimazione cardiopolmonare. Questo tipo di apparecchio ha raggiunto un grado di affidabilità molto alto, permettendone l’utilizzo anche ai meno esperti. Naturalmente ci sono delle precauzioni da mettere in atto prima di erogare la scarica elettrica: la persona non deve essere bagnata per evitare una dispersione della corrente e chi utilizza il DAE non deve essere a contatto con la vittima fino all’apposito segnale acustico di fine procedura.